A fine agosto sono stato al bidacamp
Il bidacamp non era, come me lo immaginavo andandoci, il campeggio di bida organizzato dai bidani compagni del Berneri e admin di bida.im
Erano invece le persone stesse che usano il social mastodon.bida.im che si sono organizzate da sole e si sono trovate vicino Pisa, a casa di una persona gentilissima che ha messo il posto e dove tra chiacchiere, cibo, cannette e qualche strano superalcolico rosso si sono trovati a scambiarsi le faccie e le opinioni su mastodon, un social network autonomo federato e autogestito.
Anche se questo camp non è uscito direttamente dalle adminas di bida, l’evento è stato propriamente auto-organizzato, gestito con il massimo rispetto ed è stata chiara fin da subito che la necessità non era quella di un confronto politico, ma era quella di uno scambio sociale (non virtuale) che potesse condividere storie e faccie con la presa bene a pancia piena.
Tante storie, tante persone che non la smettevano di parlare, dall’altro lato persone silenziose, timide, che cercavano di ascoltare e comprendere tutto.
Vari mondi, da quelli più social degli anni novanta – che ormai non esistono più – a quelli più attuali che non si confanno poi tanto al piacere di stare dentro mastodon
Qualche chiacchiera anche su indymedia e di come inevitabilmente quando il mondo dei social è arrivato era anche arrivato contemporaneamente il declino di indymedia, con troppe dispute opinioni e protagonismi, il mondo social-commerciale dei mitomani e della pornografia emotiva stava prendendo piede e non c’era niente che si potesse fare per contrastarlo, fino ad ora.
La principale necessità che ho sentito non era politica, ma era sociale. La presa bene arrivava dalla voglia di conoscersi da aggregarsi, di conoscere quella faccia e di vedere come è davvero quella persona che così tanto scrive e dice e poi è così silenziosa nella vita reale. O magari tutto il contrario.
Appena arrivato e salutato tutti ho percepito quella sensazione di due persone che stavano parlando in stile ping-pong da ore e nel mio saluto una volontà generale di cambiare discorso e narratori
Nonostante i monologhi, che cmq capitano anche su Mastodon, è stato bello vedere fisicamente le persone e i loro sorrisi.
Stare in un campo con le galline che fanno le uova ed i gatti stropicciati che si sdraiano proprio accanto a te mentre stai sorseggiando un caffè
Detto questo alcuni spunti di riflessioni sono usciti, ma non ritenevo opportuno riportarli come le note di un assemblea, anche perche’ quest’assemblea non c’e’ mai stata.
Una delle frasi che mi sono rimaste impresse è stata: “Il bidacamp è reale, non dobbiamo mandare toot di cosa stiamo facendo”.
Questo nel mentre che sulle varie timeline di ognuno arrivavano domande e rosicate di ogni tipo
Altra discussione è stata quella sul fediverso italiano, sul significato di cosa sta succedendo e di come comportarsi per il futuro.
Introdotta la possibilità di mastodon di poter rimanere aperto a tutti per iscriversi oppure chiudersi e lasciare aperte le iscrizioni solo tramite un token che viene condiviso da chi un account mastodon già lo usa, varie persone hanno espresso l’interesse di valutare di chiudere bida.im al pubblico e lasciare un accesso solo tramite token così da permettere alle altre istanze federate nel fediverso italiano (come cisti.org e nebbia.fail) di partecipare di più e poter crescere insieme senza che si sviluppi l’istanza principale e centrale che poi potrebbe causare seri problemi di gestione in futuro.
Un altro discorso interessante credo sia quello di non focalizzare il nostro interesse solo sullo strumento mastodon, ma su tutto il fediverso e su quelle che in qualche modo per noi sono policy di rispetto
Le policy sono di credo politico (come l’antifascismo, l’antisessismo, l’anti-autoritarismo) che in qualche modo rappresentnano un credo più forte di quello che può avere un protocollo informatico che permette di federare.
Insomma, il concetto che la tecnologia può cambiare, ma siamo noi a poter decidere come e quando vogliamo collegarci e fare cose insieme
Ai rosiconi e alle rosicone che non sono potute venire viene da dire che non c’è nessun problema e che prestissimo si organizzerà un altro camp.
Forse proprio in questo momento cisti sta cercando un posto carino dove potersti incontrare e la sfida è se farlo ora prima che arrivi l’inverno o nella prossima primavera assieme agli zombie che corrono (che ho scoperto che si chiamano i freschi)
Insomma cibo e chiacchiere hanno caratterizzato il bidacamp ed una sana curiosità di come funziona lo strumento mastodon dietro le quinte, la moderazione, la manutenzione e i costi del tutto.
La curiosità poi si è spostata sulla cena, e sul meteo che incredibilmente ha retto fino alle 4 con lampi e fulmini fantastici senza una sola goccia per poi aprirsi il celo e far scendere tutte le parole che si erano dette e tutte quelle che avremmo voluto dire.
insomma tutto sommato, senza troppe aspettative, mi sono trovato bene al bidacamp e ci starebbe bene rifarne un altro anche da qualche altra parte
Lascio qui una curiosità che non conoscevo – e che mi è stata condivisa al bidacamp – che ho particolarmente apprezzato dalle chiacchiere nate per caso
(Scommetto che non c’avevate mai fatto caso!)
gorillaz e De Sica
Christian De Sica si trova a Los Angeles per il mixaggio audio di “Bodyguards”, nello stesso studio dove i Gorillaz stanno incidendo il loro primo album. Casualmente, o forse per volontà divina, entra nella sala dove sta venendo registrata “Clint Eastwood”, ed ascoltando la musica esclama il suo celebre “Ma che è”, che viene anch’esso registrato. Mancando il tempo per tagliarlo, e trovando lo stesso Albarn che si amalgami bene nella canzone, decidono di tenerlo nel cut finale.
Si può ancora ascoltare a 2:51.
ps.
criticare la tecnologia significa trovare un uso diverso rispetto a quello che conosciamo, rendere inclusivo ma respingere anche i comportamenti che portano solo loop egocentrici